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Rassegna di pittori italiani

Solo quadri di artisti che utilizzano un linguaggio pittorico chiaro e aderente alla realtà.  Immagini, ma anche conversazioni e saggi su tecnica e interpretazione della pittura e della storia dell'arte.

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Seicento

Francesco Solimena è stato un grande disegnatore, architetto e pittore; uno dei più noti esponenti del barocco napoletano.
L'opera che qui presentiamo è poco conosciuta, ma è sicuramente molto interessante per la problematica interpretativa. Il quadro è l'illustrazione del passo 20, 17 del Vangelo secondo Giovanni. Gesù compare a Maria Maddalena.

Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».

Sappiamo che la versione latina di questo passo è "Noli me tangere" tradotto in un primo tempo come: "non mi toccare", ma da alcuni anni è stata introdotta la traduzione sopra riportata. L'evento è di notevole interesse artistico e religioso ed è stato illustrato da molti pittori, si ricorda in particolare Giotto, Duccio di Buoninsegna e Giovanni Antonio de Sacchis. 

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Francesco Solimena - "Noli me tangere" - olio su tela cm 64 x 52 - Collezione privata

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 Orazio Talami è un pittore reggiano attivo a Reggio nell'Emilia e a Bologna nella seconda metà del seicento.

Talami è nato nel 1624 ed è cresciuto artisticamente nella bottega di Pietro Desani (1595 - 1647). Il Desani a sua volta è stato allievo di Lionello Spada e questi sono da ricordare come importanti pittori del periodo barocco. 

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 Orazio Talami (1624 - 1708)  Madonna con Bambino che appare a San Filippo Neri.

 

 

 

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Giovan Francesco Gessi è stato un pittore della prima metà del sec. XVII; allievo e collaboratore di Guido Reni, e nelle sue opere è evidente l’impronta del grande maestro bolognese.

Giovan Francesco Gessi è bolognese di nascita. Nacque nel 1588 e venne avviato al mestiere di pittore frequentando la bottega di Giovan Battista Cremonini e poi quella di Denys Calvaert. Quando ebbe una discreta formazione pittorica entrò nella bottega di Guido Reni. Una delle sue prime opere menzionate dalla critica è il San Carlo in preghiera fra gli appestati (1612). Negli anni 1614/1618 partecipa assieme ad altri giovani pittori agli affreschi dell’Oratorio di San Rocco a Bologna. In quell’occasione si trovò a dipingere accanto al quasi coetaneo Guercino (1591 - 1666).

Sotto la direzione di Guido Reni partecipò assieme ai pittori Giacomo Sementi e Bartolomeo Marescotti agli affreschi della cappella del Santissimo Sacramento nel Duomo di Ravenna.

Nel 1617 eseguì assieme a Giacomo Sementi gli affreschi della villa La Favorita di Mantova.

Nel 1620 eseguì il dipinto Redentore benedicente per l’altare maggiore della chiesa di San Salvatore a Bologna.

L’anno successivo si recò a Napoli per dipingere nella cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo. In quest’occasione ci fu una lite col suo maestro Guido Reni. Nel 1624 il Gessi ritornò autonomamente a Napoli, ma non ebbe riconoscimenti e dovette abbandonare il lavoro.

Sulla strada del ritorno si fermò a Perugia dove realizzò due importanti opere: l’Orazione nell’orto e l’Incontro di Gesù con Veronica.

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Il passaggio tra seicento e settecento è stato un periodo di rinnovamento nella pittura italiana e Gregorio De Ferrari è stato uno degli interpreti più rappresentativi di questo momento storico. Nel seicento trionfa l’arte barocca e il De Ferrari è tra i massimi esponenti di questo stile.  Il quadro qui raffigurato è una sacra famiglia dove Maria tiene sulle ginocchia il Bambino mentre San Giuseppe lo fa giocare con un grappolo d’uva. La scena si inquadra nell’ambito della pittura di genere. Questa corrente artistica si caratterizza per scene popolari tratte dalla vita di tutti i giorni, dove i protagonisti sono umili persone. Se non fosse per le areole che indicano la santità delle tre figure questa sarebbe una comune scena di vita famigliare della fine del seicento. La componente figurativa si completa con la presenza, in basso a sinistra, di due angeli che portano un piccolo canestro di frutta.

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Gregorio De Ferrari - Riposo nella fuga in Egitto - olio su tela - cm 92 x 132 (collezione privata)

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Pietro Antonio De Pietri è uno dei più attivi pittori italiani degli ultimi anni del seicento, purtroppo oggi è difficile ricostruire la sua produzione artistica. E' stato un pittore attivo a Milano e soprattutto a Roma. Sembra che ricevette anche un incarico per andare a dipingere a Londra, ma rifiutò perchè, essendo cattolico convinto, temeva di trovarsi in difficoltà in una comunità di protestanti.

Pietro Antonio De Pietri (o De Pietris) è nato il 19 febbraio 1663 (o nel 1699) a Cadarese, frazione di Premia, in passato provincia di Novara, ora provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Questo pittore ossolano è morto a Roma nel 1716. E' importante tener presente che il comune di Premia, geograficamente situato in Piemonte, nella seconda metà del seicento apparteneva allo Stato di Milano. 

Dopo una prima formazione avvenuta a Milano, attorno al 1683 il De Pietri si recò a Roma ove incontrò Carlo Maratta (o Maratti). Il grande maestro romano rimase colpito dalla bravura del De Pietri e lo volle nella sua bottega. Il primo incarico che gli venne affidato fu di eseguire disegni degli affreschi di Raffaello nelle "Stanze" vaticane. Subito dopo partecipò assieme ad Andrea Procaccini al restauro di quegli affreschi. Grazie anche all'interessamento di Carlo Maratta (o Maratti) il De Pietri ricevette parecchi incarichi. Nel 1703 il De Pietri entrò a far parte dell'Accademia dei Virtuosi del Pantheon e pochi anni più tardi venne inserito tra gli accademici di San Luca.   
Ebbe l'incarico di dipingere una pala d'altare per la chiesa di San Rocco, frazione di Premia, suo paese natale. La pala è dedicata ai Santi Pietro, Paolo e Giuseppe è andata perduta. E' nota una copia ottocentesca.
Su ordine degli abati cistercensi di Roma eseguì un quadro per i confratelli di Milano che raffigura Sant'Ambrogio che si riconcilia con Teodosio.
Eseguì anche un quadro importante per la chiesa di San Michele di Pavia.

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