Quadri bassi e lunghi
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Rassegna di pittori italiani
Solo quadri di artisti che utilizzano un linguaggio pittorico chiaro e aderente alla realtà. Immagini, ma anche conversazioni e saggi su tecnica e interpretazione della pittura e della storia dell'arte.
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La pittura veneta del settecento la ritengo l’espressione pittorica più alta di tutti i tempi, uno degli esponenti più importanti è stato Nicola Grassi.
Il quadro che qui presento è opera di Nicola Grassi, il più noto pittore friulano di questo periodo. Nicola nacque nel 1682 a Formeaso nelle vicinanze di Udine e morì a Venezia nel 1748.
Questo quadro esprime il momento cruciale della parabola descritta dall’evangelista Luca (10, 25-37). La parabola è la spiegazione del concetto “amerai il tuo prossimo come te stesso” (Levitico 19,18). Gesù ricorda che sulla via Gerusalemme – Gerico un giudeo venne percosso, derubato e lasciato agonizzante sulla strada. Passarono un sacerdote (giudeo) e poi un levita (anch’esso giudeo) che videro l’uomo, ma continuarono il loro cammino. Passò poi un Samaritano che ebbe un comportamento del tutto diverso; si fermò, curò il povero malcapitato e lo portò in una locanda. La domanda che Gesù pose al dottore della legge che lo aveva interrogato fu: “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo per l’uomo che è incappato nei briganti?”.
La risposta è nota a tutti: è il Samaritano. E’ colui che dimostra misericordia ed ha curato l’uomo che soffriva.
Nicola Grassi, Il buon Samaritano. Olio su tela, cm 95x141.
La parabola sottolinea anche un altro aspetto: i rapporti tra giudei e samaritani. Questi ultimi non adoravano il Signore ed non erano stimati dai giudei. Quindi il Samaritano ha dimostrato amore e misericordia nei confronti di un uomo che disprezzava e non considerava certo un amico.
Amare e curare senza pregiudizi religiosi o razziali; in queste parole è racchiuso il concetto espresso nella parabola ed è il dovere attuale di ogni medico.
“Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera.” Queste parole le ho tratte dall’articolo 3 del Codice di Deontologia Medica.
Nicola Grassi, come molti altri pittori che hanno illustrato questa parabola, pongono l’accento sull’atto del curare. Il Samaritano viene ritratto nel momento in cui versa un balsamo oleoso sulla ferita e con la mano sinistra si tocca il cuore. Come se volesse, anche col proprio amore, lenire la sofferenza del giudeo. In secondo piano c’è una terza figura, verosimilmente un servitore, non nominato nella parabola. Interessante è anche l’atteggiamento dei due protagonisti. Il giudeo guarda il cielo e lo indica anche con un dito. Il Samaritano guarda in basso, i suoi occhi sono puntati sulla ferita che spera di poter curare. Il pittore friulano ha potuto avvicinarsi ai grandi della pittura veneziana, in particolare a Gianbattista Tiepolo e al Piazzetta. La sua tecnica di abile colorista la si rivela soprattutto nell’incarnato e nei panneggi, entrambi caratterizzati da una solida plasticità e da giochi chiaroscurali tecnicamente perfetti. Grassi, al pari dei più conosciuti maestri veneti del settecento, lo ritengo un pittore eccezionale; egli è stato capace di sintetizzare ed esprimere efficacemente in un’immagine il racconto di una delle più intense pagine del Vangelo.
Questo articolo scritto da Carlo Govoni è stato pubblicato sulla Rivista Diagnosi & Terapia (det.it),
n. 3 marzo 2018 - pag. 27
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