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Rassegna di pittori italiani

Solo quadri di artisti che utilizzano un linguaggio pittorico chiaro e aderente alla realtà.  Immagini, ma anche conversazioni e saggi su tecnica e interpretazione della pittura e della storia dell'arte.

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Grida di allarme e misteri del tempo nelle città fantastiche e vulnerabili di Michele Evola

Le Città d’Italia sono un tema particolarmente caro a Michele Evola. E’ stato questo un punto di arrivo, ma, come sempre nell’arte, i punti d’arrivo si trasformano in punti di partenza. Che cosa sono i “Centri Storici Sperimentali” più volte richiamati da questo artista? Una pittura dove opere architettoniche del passato che si affacciano sulle piazze di molte città italiane si trasformano. Egli dipinge una trasformazione che scende dall’alto. Dipinge gli effetti dello smog, dei gas, delle piogge acide, delle nubi di polveri sottili che arrivano dal cielo e piegano e deformano le nostre città. I primi a cedere, a subire le deformazioni dell’inquinamento sono appunto i campanili, i grattacieli, le torri e le sommità dei palazzi.

Nelle Città di Evola ci sono sempre cavalli. Cavalli variopinti che occupano la metà inferiore di ogni quadro. Nell’arte il cavallo è il messaggero del tempo, ma è anche simbolo di forza e di vitalità. Interessanti sono i colori dei manti. C’è chi è messaggero di tristezza, chi è portatore di pestilenza e chi, come i cavalli bianchi, che simboleggiano l’allegria e la spensieratezza.
Michele ci pone di fronte ad uno dei problemi più inquietanti del nostro tempo: la qualità dell’aria. Sappiamo che l’evoluzione tecnologica, i fumi delle industrie, degli impianti di riscaldamento e dei mezzi di trasporto determinano una erosione continua di tutto ciò che è stato costruito dall’uomo. Viviamo in città dove l’aria è sempre più irrespirabile, dove il cemento si sgretola, il ferro arrugginisce, i materiali si polverizzano, tutto si flette.
I cavalli di Evola sono portatori di messaggi di allarme, ci dicono che la flessione supererà ogni ragionevole limite. Purtroppo manca la ragionevolezza, l’uomo non c’è nei quadri di questo ciclo pittorico. In qualche opera sono raffigurati dei centauri, ma questi sono solo mezzi uomini. In altri dipinti ci sono delle maschere di carnevale. La realtà è che di fronte ai grandi temi l’uomo è assente o si nasconde. Il messaggio è chiaro, se nelle piazze non ritorneranno gli uomini, il degrado degli ambienti urbani continuerà fino al punto di non ritorno.
Interessante è la tecnica utilizzata che evidenzia le sue competenze nel disegno d’architettura. Le regole prospettiche e figurative sono perfettamente applicate e tutto si armonizza in una composizione ben equilibrata. Ho sempre considerato la pittura e il disegno una lingua del tutto simile a quella scritta o parlata. Chi dipinge ha un messaggio da trasmettere, ma non può trasmetterlo in una lingua che solo lui conosce. Trasmettere messaggi significa interagire. Per la trasmissione di un linguaggio è necessaria una grammatica ed una sintassi. Sono queste le regole universali proprie dell’arte pittorica e questo maestro dimostra di conoscerle e utilizzarle.
Egli lancia un segnale chiaro indirizzato all’osservatore di oggi, ma grazie all’universalità del linguaggio artistico, sarà chiaro pure per gli osservatori di qualsiasi tempo che verrà.

L’arte di Evola è attuale: ricorda il passato, ma supera i confini del tempo. Proprio il tempo da punto di arrivo è diventato un punto di partenza per un altro viaggio immaginario.  Egli ha dipinto quadri per un altro ciclo: “Il tempo e lo spazio”. Due concetti molto difficili da definire e ancor più da rappresentare in pittura. I quadri di questo ciclo hanno analogie con i primi, in effetti le genuflessioni di campanili, torri e grattacieli si susseguono in un mosaico compositivo dove è sempre presente un orologio. L’orologio è uno dei simboli più stravaganti del nostro secolo. Ci suggerisce il tempo che passa e quello che verrà. Ma ciò che è passato non esiste più e quello che accadrà in futuro è ignoto a tutti. Evola dipinge strani orologi, a volte hanno le lancette, a volte ne sono privi. Credo che voglia suggerire a chi osserva che con o senza lancette sono sempre la stessa cosa: macchine inutili.

Evola è anche ritrattista, ha studiato quest’arte ed ha realizzato splendide raffigurazioni. Usa diverse tecniche e sa adattarsi alle richieste dei committenti. Oggi il ritratto è stato sepolto dalla fotografia. Ho sempre affermato che ritratto e fotografia non hanno nulla in comune. Il ritratto è l’opera di un uomo. E’ il frutto di una esperienza vissuta, è l’applicazione dello studio dell’anatomia e delle proporzioni umane. Chi esegue ritratti è l’interprete del carattere della persona e ne studia il comportamento. Il ritratto, come quelli che dipinge Michele Evola, sono un’analisi psicologica trasportata su una tela per poter durare nel tempo. Quando vedo ritratti come questi sono solito dire: un ritratto vive per sempre.

Carlo Govoni

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Articolo pubblicato su Prima Pagina, pag. 28 - allegato a La Stampa del 24 luglio 2014.

 

 

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