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Nelle religioni cristiane si parla sempre della resurrezione di Cristo, ma la Bibbia parla anche della resurrezione del figlio della vedova di Sarepta. E' questo un argomento poco trattato dai pittori. E' interessante questo articolo pubblicato sul n. 3  del 2019 della rivista Diagnosi & Terapia che commenta questo quadro di Antonio Balestra.

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Per capire questo quadro occorre fare riferimento alla Bibbia. L’anziano signore ritratto nell’atto di benedire è il profeta Elia, una delle figure più note del Vecchio Testamento. Egli visse nel IX° sec. a.C.  Nel primo libro dei Re è stata descritta una importante carestia e il profeta, su consiglio del Signore, si stabilì sulle rive del torrente Cherit, ma anche questo si prosciugò e, sempre per ordine del Signore, andò a Sarepta, una città della Fenicia. Lì incontrò una vedova che gli avrebbe dato da mangiare (1Re 17:9-10). La vedova era poverissima, possedeva solo un pugno di farina e pochissimo olio nell’orcio. Elia ordinò alla vedova di preparagli una focaccia e le promise che avrebbe avuto sempre farina ed olio per lei e per suo figlio. La vedova era incredula, ma fece quello che Elia le aveva ordinato.

Nei giorni successivi avvenne proprio ciò che Elia aveva predetto: dall’orcio vuoto continuò ad uscire olio e nella giara, anch’essa vuota, c’era sempre farina. Erano giorni di estrema carestia, mai una pioggia e non si trovava cibo, ma la vedova, il suo bambino ed Elia riuscirono a sopravvivere. Una tragica fatalità colpì quella famiglia, il bimbo si ammalò gravemente e dopo pochi giorni morì. La vedova era disperata: aveva perso il suo unico figlio. Il profeta era sconcertato per questo destino così crudele nei confronti di una donna che lo aveva aiutato e continuava a farlo.

Elia disse alla donna: «dammi tuo figlio.»

Il quadro raffigura proprio questo momento: il profeta, ispirato dal Signore, promette alla vedova di aiutarla. La donna è incredula e sta per consegnargli il corpo esangue del fanciullo.

Nella Bibbia si legge che Elia prese tra le braccia il piccolo, lo portò al piano superiore dell’abitazione, pregò ardentemente il Signore e poco dopo discese le scale tenendo in braccio il bambino vivo (1Re 17:19-24).

Elia ha vissuto circa 2900 anni fa. Non conosciamo nulla di più rispetto a quanto è scritto sulla Bibbia. Sappiamo che la morte e la resurrezione di Cristo è stata descritta e rappresentata in numerosi quadri ed è il fondamento delle religioni cristiane. Il tema della resurrezione di Cristo è stato oggetto di numerose opere d’arte; non è così per la resurrezione del figlio della vedova di Sarepta. L’iconografia di questo evento è rarissima. Per l’interpretazione del quadro, sia dal punto di vista descrittivo che artistico, ringrazio il prof. Giancarlo Sestieri di Roma per le sue preziose e precise indicazioni. 
Il dipinto che qui possiamo ammirare è stato realizzato agli inizi del 700 da Antonio Balestra (1666 – 1740). E’ il più autorevole pittore veronese attivo tra seicento e settecento. Molti quadri di pittura veneta colgono momenti delicatissimi e l’opera qui raffigurata si inserisce in questo ambito. Vediamo un meraviglioso intreccio di sguardi e di gesti che esprimono contemporaneamente speranza, fede e sgomento. Occorre porre l’attenzione sul volto della vedova, raffigurato di scorcio. E’ questa una posizione molto difficile e lo è ancor di più per rappresentare l’incredulità. Il Balestra in questo e in altri suoi quadri si è cimentato spesso a dipingere personaggi col viso visto dal basso verso l’alto e lo ha sempre fatto con rara maestria.

Per tutti la resurrezione è un evento irrealizzabile, anche io nutro molti dubbi. In questo caso non si possono fare considerazioni di carattere medico-sanitario. Bisogna accogliere la descrizione dell’evento così come è stata riportata nella Bibbia. La perdita dell’unico figlio è il dramma umano più grande, in particolare lo è per una donna rimasta vedova. Questa è una circostanza che non trova spiegazioni logiche, come non ha una logica spiegazione la resurrezione di un bambino … è solo un atto di fede.

 

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